Esprimo gratitudine ad Antonio Mercurio per il dono immenso di discipline e conoscenze, fonte di ricchezza per la mia crescita personale e per il lavoro con i miei clienti. Se leggendo desiderate approfondire la tematica e se la sentite di vostro interesse sappiate che io sono disponibile e quindi potete sicuramente contattarmi e sarò ben lieto lavorare con voi anche on line.
Per parlare del tema delle pretese mi farò guidare dal racconto del mito di Ulisse, come narrato da Omero, e dal pensiero di Antonio Mercurio che nella sua opera “Ipotesi su Ulisse” ci presenta un il re di Itaca come prototipo dell’uomo che nel suo viaggio trasforma i propri veleni e fa della sua vita un opera d’arte.
Ok Partiamo…andiamo un pò indietro nel tempo, andiamo al tempo sempre vivo del mito.
E’ la sera prima della strage dei Proci e siamo nella reggia di Ulisse. Il re tanto atteso, cerca di dormire, sotto le sembianze di un mendicante, ma è irrequieto il suo animo e tanti dubbi lo tormentano.
Stana indecisione🤔! Eppure fino a poco prima era forte la sua determinazione e non vi erano dubbi sulla volontà di annientare i pretendenti, avidi e pieni di pretese, che gli divorano le ricchezze, gli insidiano la moglie e minacciano di uccidergli il figlio.
Eppure ora che tutto è quasi pronto ecco che il suo animo ora si agita, è ambivalente la sua decisione, … intanto nel salone i proci si divertono con le ancelle, fa fatica il suo spirito e l’eroe prega:
“CUORE, SOPPORTA! SOPPORTASTI BEN ALTRA VERGOGNA, QUANDO IL CICLOPE MANGIAVA, CON FURIA IMPLACABILE, I FORTI COMPAGNI; E TU SOPPORTASTI, FINCHE’ L’ASTUZIA TI TRASSE DALL’ANTRO, QUANDO CREDEVI GIA’ DI MORIRE”.
Ulisse si chiede anche: “Ce la farò io da solo?”
Quindi anche Ulisse ha il suo momento di svalutazione e paura. Quindi non vogliamocene quando capita anche a noi di essere in difficoltà😀ok?
In questa tempesta interiore ecco che di nuovo Atena interviene, lo sostiene e lo incoraggia. Atena alleata di Ulisse nell’odissea, ma Atena (ci dice Antonio Mercurio) è per noi la nostra saggezze interiore che ci indica sempre cosa è bene fare e che fa dissolvere i dubbi.
Ma un altro dubbio più profondo disturba Ulisse, ed è quello di eliminare le pretese rappresentate dai proci.
I Proci, i giovani principi che ambiscono a prendere il posto di Ulisse, ci dice Antonio Mercurio nel suo bellissimo libro ” Ipotesi su Ulisse”, possono essere visti come rappresentanti simbolici delle pretese che albergano nell’animo umano. Nell’Odissea i Proci sono numerosi , ci dice Omero. Tante pretendenti ci sono nella casa di Ulisse e tante sono le pretese che albergano nel suo animo ancora nonostante i mille patimenti, ci dice Antonio Mercurio. La richiesta dei Proci di avere un successore alla guida di Itaca è legittima, a ben vedere, ma quello che ci preme ora rilevare è come a monte di questa motivazione esteriore poi ne profondo li muove un avido desiderio di divorare e depredare la casa di Ulisse e di insidiarne la sposa ed il potere.
Dopo aver tanto agognato il ritorno, Ulisse è combattuto proprio sulla linea del “traguardo”. Questa immagine ben esprime come anche per noi arrivano i dubbi sulla “soglia” del cambiamento tanto desiderato. Il dubbio si lega con il fatto che il cambiamento è doloroso e richiede di far morire (simbolicamente, sia ben chiaro) delle nostre parti e questo non sempre è facile e ci mette in contatto con le nostre fragilità. Ma come un messaggio di fiducia è nell’Odissea, la dea Atena, allo stesso modo un messaggio ed un indicatore forte di fiducia e forza è in ognuno di noi, la nostra saggezza interiore (ci dice Antonio Mercurio).
Quindi in questo cammino non siamo soli, ci vuole impegno ma è di sicuro successo.
Chissà quante sono affollate di pretendenti le stanze del nostro mondo interiore e quanto sono velenose le pretese che dentro si annidano vantando sacrosante ragioni. Le istanze dell’ “IO VOGLIO, IO PRETENDO” chissà quanti followers hanno. In tutto l’umano albergano legittime istanze di crescita, e questo è sano. Accanto a queste motivazioni sane ed in armonia con le leggi della vita ve ne sono altre che non hanno nella crescita il fine autentico ma perseguono piuttosto il desiderio di riscatto, di risarcimento costi quel che costi. Accade questo perché il dolore che sperimentiamo nella vita se non viene conosciuto, accolto e trasformato può alimentare il risentimento e questo ci devia dalla “sana crescita”; il risentimento può sedurci con miraggio che la “sana crescita” coincida con le ragioni del riscatto, della vendetta, del tanto ambito risarcimento per il dolore patito. Pressappoco succede che questo obiettivo diviene “l’obiettivo”, e ci deruba e divora le nostre energie creative e ricchezze.
Questa posizione avvelena e depreda la nostra reggia, il luogo della nostra vita risiede il nostro potere sano e l’arte di essere signori della nostra vita, il luogo dove con saggezza decisione ed arte costruiamo la nostra potenza reale fatta di capacità di accogliere, di perdonare, di riparare e di essere costruttivi, realizzare i nostri sogni e stare bene!
Spesso inconsce e ben camuffate le istanze di “IO VOGLIO, IO PRETENDO” sono frequentemente in pole position a motivare le nostre decisioni.
La pretesa è ogni volta che l’altro DEVE essere o fare qualcosa per noi. Così l’altro ha tante facce, l’altro è la vita, lo stato, Il presidente del consiglio, i medici, i ricercatori che in questo momento devono trovare il vaccino, il sistema politico, i genitori, il partner, gli amici, gli insegnanti, la tecnologia, il modem, skype, il datore di lavoro, il vicino di casa, il comune, l’amministratore di condominio ecc ecc.
Le pretese inquinano la nostra progettualità sia personale che di relazioni con gli altri e di questo è bene che ne abbiamo consapevolezza. In questo modo saremo sempre liberi e padroni della nostra vita.
Che fare allora per venire fuori da questo ginepraio di pretese? Un primo suggerimento è l’umiltà, ovvero osservare e conoscere a fondo le nostre pretese e poi rinforzare l’alleanza con il nostro Sé.
Ma torniamo al nostro eroe ed ai dubbi ed alle paure, e veniamo anche a noi.
Atena non ha mai abbandonato Ulisse anche se lui ogni tanto perde la fiducia. A
Così gli risponde Atena: ” Ostinato! ci si fida persino d’un compagno più debole, che è pure mortale e non sa tanti accorti pensieri; ed invece io sono la dea, che sempre veglio su di te in tutti i travagli. Ma ti dirò apertamente: ci accerchiassero pure cinquanta drappelli di uomini splendidi, bramosi di ucciderci in guerra, torresti anche ad essi i buoi e le pecore grasse. Ma il sonno ti colga: anche questa è una pena, vegliare, desto per tutta la notte; uscirai presto dai mali”.
Beh cari, con questo invito di Atena vi saluto e rilancio ancora l’invito a tutti di accrescere la conoscenza di noi, delle nostre parti luminose e quelle no, per non lasciare che le pretese divorino la nostra vita e la nostra bellezza. Come Ulisse con i Proci anche noi restiamo centrati e pronti ad eliminarle… senza esitazione. in alleanza con il nostro Sé. Con questa centratura e le decisioni d’amore noi diverremo sempre più e sempre meglio i padroni della nostra vita e artisti della nostra vita.
Se desiderate approfondire la tematica e se la sentite di vostro interesse potete sicuramente contattarmi e sarò ben lieto lavorare con voi anche on line per fare un percorso di crescita “insieme”.
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