“…E siccome loro NON?… Beh allora Io…”. Parte 2. Inizia un’epoca nuova.

Meritiamo di godere della pienezza del nostro essere e di attuare l’opportunità di costruirsi una vita all’insegna di valori altri, nuovi, godere della pienezza dell’essere. 

Bentrovati, e spero abbiate letto il post dal titolo “…E siccome loro NON?… Beh allora Io…”,  se non avete ancora fatto beh…fatelo ok?

Siamo in un tempo epocale, stanno accadendo nel mondo eventi che segnano un epoca.  Passano sopra le nostre teste trasformazioni sociali e relazionali radicali, e le parole stanno scolorendo e sbadigliando. In questo momento storico di conflitto l’uso della parola “atomica” avviene con una tale frequenza che se dovesse (ci auguriamo di no) ricomparire il fungo mortale in qualche parte del mondo “forse” ci troverebbe già pronti e assuefatti.

watch-dealers-g25635f5db_1920E’ tempo di far suonare la sveglia, svegliarci. Le nebbie della posizione rabbiosa ci seducono, da una parte, e dall’atra ci imprigionano e ci fanno rischiare il naufragio.

Se abbiamo fatto – e continuiamo a fare – i conti con il tema trattato e che riassumo qui con la parola “reattività” allora la domanda che vi pongo è : “Vogliamo fare un passaggio epocale nella nostra vita? ”

Si “epocale” perché si tratta di passare da una dimensione all’altra “in toto”, uscire dal medioevo delle nostre rabbie e entrare nell’ rinascimento della vita libera.

La reattività ci tiene in prigione, questo deve essere ben chiaro. Il tema, se lo conosciamo, anche se magari non vogliamo ammetterlo. Lo abbiamo sperimentato da anni nelle nostre vite. Ma se vogliamo “oggi è un giorno nuovo”. E’ oggi la nuova epoca in cui possiamo e dobbiamo entrare, perché vogliamo tutti legittimamente  stare bene ed essere felici. Cambiamo l’assunto di base dal noto “voglio avere ragione” al “voglio essere felice”. No, non sto chiedendo a nessuno di svilirsi e non è nemmeno un atto di resa passiva e vigliacca, nulla di tutto questo. Vi sto chiedendo solo di spostare il baricentro da un obiettivo all’altro. Il dolore che ciascuno di noi ha provato – e prova – per le frustrazioni merita dignità e rispetto e io lo riconosco. Allo stesso modo riconosco che ognuno di noi merita di godere della pienezza di Sè e di attuare l’opportunità di costruirsi una vita all’insegna di valori altri, nuovi, e godere della pienezza dell’essere.

“La pienezza dell’essere è una novità continua di essere.(..) Appare ritmicamente, come il giorno e la notte, e si accresce all’infinito. Non ci può essere esperienza della pienezza dell’essere per chi non ha ancora deciso di lasciare l’utero e di nascere pienamente al mondo della realtà”. ( Le leggi delle vita di Antonio Mercurio)

Per fare questo passaggio dall’utero alla nascita, accedere all’epoca nuova, dobbiamo metterci ben saldi ok? Non è un giochetto, ho parlato non a caso di cambiamento epocale. E’ bellissimo anche se certamente richiede impegno. Siete pronti? Fatemi sapere in qualche commento se ci siete…ho gran voglia di andare avanti e proporvi anche qualche strumento per entrare in questa nuova era della pienezza di noi.

Al prossimo articolo quindi, e scrivetemi…che mi fa sempre tanto piacere. Grazie a tutti e uno speciale a Raffa per il commento ed il contributo al precedente post.

Musica per questa fase… Learn to Fly dei Foo Fighters

“…E siccome loro NON?… Beh allora Io…”. Prigionieri della rabbia.

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“Prima di leggere (e mi auguro lo facciate in tanti) vi chiedo sin da ora il dono di un secondo del vostro tempo per dare una risposta nei commenti alla mia domanda finale.

(…) … E siccome loro NON…allora Io … (…)”. Eccolo qui, l’inizio e i pilastri su cui si sviluppano molta parte della narrazione di tante vite.

Lavoro su me stesso a per crescere ed evolvere, lo stesso e da anni faccio con i miei clienti. Vogliamo tutti crescere, migliorarci, e questo è legittimo e buono. Continuiamo a lavorarci.

Chi sono “loro”? Loro sono i nostri genitori, i nostri partner, i nostri fratelli, i nostri datori di lavori, i nostri amici, i nostri governanti, i nostri insegnanti, ma anche il nostro meccanico … idraulico, sacerdote, parrucchiere ecc ecc. Insomma “Loro”!

Un tempo ciascuno di noi ha fatto esperienza con i limiti di “loro”; e quando non siamo stati gratificati … “Beh allora Io (…)”. E’ stato un tempo remoto e forse non ne abbiamo coscienza, poi a ben vedere ce ne sono state altre e di queste (a cercare con attenzione) la coscienza è maggiore.

Qundi “A ciascuno il suo” motivo di arrabbiatura, ed ognuno i propri “loro” che ce le fanno vivere e/o rivivere.

Dal momento che “loro NON hanno fatto, detto, pensato, evitato, dato, deciso, ecc ecc” potrebbe ( uso il condizionale ma io ne sono certo) essere partito un ritmo narrativo che si struttura sull’… “Allora Io …” non voglio, non faccio, non dico, sono arrabbiato, merito giustizia, non perdono, non sono contento, non so fare e quindi non faccio, non so pensare, non sono bravo come gli altri, prima tu devi … ecc ecc.

Risultato? Siamo bloccati credetemi, e persi in un labirinto.

Se sentiamo che questo palinsesto narrativo ed esistenziale ci appartiene non colpevolizziamoci troppo, è una reazione umana. Ciò posto, tuttavia, ritengo per la nostra crescita che non dobbiamo nemmeno giustificare la permanenza ” oggi consapevolmente” in questa dinamica. Quindi basta e stop! ok?

Stop perchè questo impianto è insieme aggressivo ed autoaggressivo, avvelena il nostro presente ed è una zavorra per il nostro futuro.

“Loro…loro…loro…loro. E un ritmo incalzanti e ispira narrazioni e “seghe mentali” che ci eccitano da morire, diciamocelo”.

Il dolore per la frustrazione che i limiti di “loro” ci hanno fatto sentire merita rispetto e serietà, meritano il giusto riconoscimento la giusta posizione di accoglienza e di elaborazione. E un lavoro difficile e faticoso, fa paura … ma è un fatto UMANO e non dobbiamo spaventarci o rimproverarci o punirci (o almeno non più di quanto abbiamo fatto e facciamo).

Cosa ci frega? Ecco un gruppo abili fregaioli.

  • Ci frega l’orgoglio. Ci frega se non lo conosciamo bene e non lo curiamo con l’umiltà.
  • Ci frega il lamento. Se non lo riconosciamo autenticamente e non decidiamo di sperimentare il vuoto.
  • Ci frega la nostra mente. Se non riconosciamo il modo con cui narra la “solita storia” per il solito obiettivo di “rivalsa”.

Come uscire dalla prigione che ci siamo costruiti.

Vorrei dirvi che c’è una bacchetta magica ma non è così. Ma vi dico come faccio io e come lavoro con i miei clienti.

Per oggi mi fermo qui con una domanda: ” Vi ci ritrovate con me i questa esposizione?

A continuare poi passeremo al “Come liberarci”.

A proposito “di ritmi incalzanti ed epiche narrazioni e “seghe mentali” che ci eccitano da morire, diciamocelo”. Più o meno la colonna sonora potrebbe essere questa (buon ascolto).

Crescita personale: L’umiltà come strumento spirituale per riconoscere ed eliminare le pretese.

Antonio_400x400Esprimo gratitudine ad Antonio Mercurio per il dono immenso di discipline e conoscenze, fonte di ricchezza per la mia crescita personale e per il lavoro con i miei clienti. Se leggendo desiderate approfondire la tematica e se la sentite di vostro interesse sappiate che io sono disponibile e quindi potete sicuramente contattarmi e sarò ben lieto lavorare con voi anche on line. 

Per parlare del tema delle pretese mi farò guidare dal racconto del mito di Ulisse,  come narrato da Omero,  e dal pensiero di  Antonio Mercurio che nella sua opera “Ipotesi su Ulisse” ci presenta un il re di Itaca come prototipo dell’uomo che nel suo viaggio trasforma i propri veleni e fa della sua vita un opera d’arte.

orologio_interna-nuovaOk Partiamo…andiamo un pò indietro nel tempo, andiamo al tempo sempre vivo del mito.

E’ la sera prima della strage dei Proci e siamo nella reggia di Ulisse. Il re tanto atteso, cerca di dormire, sotto le sembianze di un mendicante, ma è irrequieto il suo animo e tanti dubbi lo tormentano.

Stana indecisione🤔! Eppure fino a poco prima era forte la sua determinazione e non vi erano dubbi sulla volontà di annientare i pretendenti, avidi e pieni di pretese, che gli divorano le ricchezze, gli insidiano la moglie e minacciano di uccidergli il figlio.

Eppure ora che tutto è quasi pronto ecco che il suo animo ora si agita, è ambivalente la sua decisione, … intanto nel salone i proci si divertono con le ancelle, fa fatica il suo spirito e l’eroe prega:

“CUORE, SOPPORTA! SOPPORTASTI BEN ALTRA VERGOGNA, QUANDO IL CICLOPE MANGIAVA, CON FURIA IMPLACABILE, I FORTI COMPAGNI; E TU SOPPORTASTI, FINCHE’ L’ASTUZIA TI TRASSE DALL’ANTRO, QUANDO CREDEVI GIA’ DI MORIRE”.

Ulisse si chiede anche: “Ce la farò io da solo?”

Quindi anche Ulisse ha il suo momento di svalutazione e paura. Quindi non vogliamocene quando capita anche a noi  di essere in difficoltà😀ok?

In questa tempesta interiore ecco che di nuovo Atena interviene, lo sostiene e lo incoraggia. Atena alleata di Ulisse nell’odissea,  ma Atena (ci dice Antonio Mercurio) è per noi la nostra saggezze interiore che ci indica sempre cosa è bene fare e che fa dissolvere i dubbi.  

Ma un altro dubbio più profondo disturba Ulisse, ed è quello di eliminare le pretese rappresentate dai proci.

Odissea_Ulisse_mendicanteI Proci, i giovani principi che ambiscono a prendere il posto di Ulisse, ci dice Antonio Mercurio nel suo bellissimo libro ” Ipotesi su Ulisse”,  possono essere visti come rappresentanti simbolici delle pretese che albergano nell’animo umano. Nell’Odissea i Proci sono numerosi , ci dice Omero. Tante pretendenti ci sono nella casa di Ulisse e tante sono le pretese che albergano nel suo animo ancora nonostante i mille patimenti, ci dice Antonio Mercurio.  La richiesta dei Proci di avere un successore alla guida di Itaca è legittima, a ben vedere, ma quello che ci preme ora rilevare è come a monte di questa motivazione esteriore poi ne profondo li muove un avido desiderio di divorare e depredare la casa di Ulisse e di insidiarne la sposa ed il potere.

Dopo aver tanto agognato il ritorno, Ulisse è combattuto proprio sulla linea del “traguardo”. Questa immagine ben esprime come anche per noi arrivano i dubbi sulla “soglia” del cambiamento tanto desiderato. Il dubbio si lega con il fatto che il cambiamento è doloroso e richiede di far morire (simbolicamente, sia ben chiaro) delle nostre parti e questo non sempre è facile e ci mette in contatto con le nostre fragilità. Ma come un messaggio di fiducia è nell’Odissea, la dea Atena, allo stesso modo un messaggio ed un indicatore forte di fiducia e forza è in ognuno di noi, la nostra saggezza interiore (ci dice Antonio Mercurio).

Quindi in questo cammino non siamo soli, ci vuole impegno ma è di sicuro successo.

Chissà quante sono affollate di pretendenti le stanze del nostro mondo interiore e quanto sono velenose le pretese che dentro si annidano vantando sacrosante ragioni. Le istanze dell’ “IO VOGLIO, IO PRETENDO” chissà quanti followers hanno. In tutto l’umano albergano legittime istanze di crescita, e questo è sano. Accanto a queste motivazioni sane ed in armonia con le leggi della vita ve ne sono altre che non hanno nella crescita il fine autentico ma perseguono piuttosto il desiderio di riscatto, di risarcimento costi quel che costi. Accade questo perché il dolore che sperimentiamo nella vita se non viene conosciuto, accolto e trasformato può alimentare il risentimento e questo ci devia dalla “sana crescita”; il risentimento può sedurci con miraggio che la “sana crescita” coincida con le ragioni del  riscatto, della vendetta, del tanto ambito risarcimento per il dolore patito. Pressappoco succede che questo obiettivo diviene “l’obiettivo”, e ci deruba e divora le nostre energie creative e ricchezze.

Questa posizione avvelena e depreda la nostra reggia, il luogo della nostra vita risiede il nostro potere sano e l’arte di essere signori della nostra vita, il luogo dove con saggezza decisione ed arte costruiamo la nostra potenza reale fatta di capacità di accogliere, di perdonare, di riparare e di essere costruttivi, realizzare i nostri sogni e stare bene!

Spesso inconsce e ben camuffate le istanze di “IO VOGLIO, IO PRETENDO” sono frequentemente in pole position a motivare le nostre decisioni.

unnamedLa pretesa è ogni volta che l’altro DEVE essere o fare qualcosa per noi. Così l’altro ha tante facce, l’altro è la vita,  lo stato, Il presidente del consiglio, i medici, i ricercatori che in questo momento devono trovare il vaccino, il sistema politico, i genitori, il partner,  gli amici, gli insegnanti, la tecnologia, il modem, skype, il datore di lavoro, il vicino di casa, il comune, l’amministratore di condominio ecc ecc.

Le pretese inquinano la nostra progettualità sia personale che di relazioni con gli altri e di questo è bene che ne abbiamo consapevolezza. In questo modo saremo sempre liberi e padroni della nostra vita.

Che fare allora per venire fuori da questo ginepraio di pretese? Un primo suggerimento è l’umiltà, ovvero osservare e conoscere a fondo le nostre pretese e poi rinforzare l’alleanza con il nostro Sé.

Ma torniamo al nostro eroe ed ai dubbi ed alle paure, e veniamo anche a noi.

Atena non ha mai abbandonato Ulisse anche se lui ogni tanto perde la fiducia. A

Così gli risponde Atena: ” Ostinato! ci si fida persino d’un compagno più debole, che è pure mortale e non sa tanti accorti pensieri; ed invece io sono la dea, che sempre veglio su di te in tutti i travagli. Ma ti dirò apertamente: ci accerchiassero pure cinquanta drappelli di uomini splendidi, bramosi di ucciderci in guerra, torresti anche ad essi i buoi e le pecore grasse. Ma il sonno ti colga: anche questa è una pena, vegliare, desto per tutta la notte; uscirai presto dai mali”.

Beh cari, con questo invito di Atena vi saluto e rilancio ancora l’invito a tutti  di accrescere la conoscenza di noi, delle nostre parti luminose e quelle no,  per non lasciare che le pretese divorino la nostra vita e la nostra bellezza. Come Ulisse con i Proci anche noi restiamo centrati e pronti ad eliminarle… senza esitazione. in alleanza con il nostro Sé.  Con questa centratura e le decisioni d’amore noi diverremo sempre più e sempre meglio i padroni della nostra vita e artisti della nostra vita.

Se desiderate approfondire la tematica e se la sentite di vostro interesse potete sicuramente contattarmi e sarò ben lieto lavorare con voi anche on line per fare un percorso di crescita “insieme”.