Questa regola si posiziona a metà viaggio e non a caso. Dopo aver pianificato ed iniziato il nostro cammino di crescita, mettendo in campo già preziosi strumenti introdotti con le prime regole, ecco che ci serve di nuovo fissare la nostra posizione. Dove ci troviamo e dove vogliamo andare? Ma – potreste dire (e giustamente): “abbiamo già fissato la meta, perché ora questo dubbio?
La risposta a questa domanda è nell’ascolto. Una risposta che non dobbiamo necessariamente rivelare agli altri. Essa è nell’intimo di noi e ci può confermare – o meno – nella nostra progettualità di crescita. Il dubbio, l’insicurezza inattesa, la ricerca di una soluzione di comodo, la via di fuga. Accade, o meglio può accadere, che dobbiamo confermare la nostra posizione nel nostro cammino. Cambiare è impegnativo, crescere altrettanto e richiede scelte coraggiose anche. Vi porto un esempio: in rete – su you tube ( uno lo metto qui nel post) – ho trovato molti video dalle cabine degli aerei di linea. Io amo guardarli e vedere come i piloti si preparano alle fasi del decollo e/o dell’atterraggio. Mi stupisce sempre la frequenza dei contatti con la torre di controllo, ed il dialogo interno in cabina di pilotaggio. Pur non essendo un esperto non sfugge che una delle parole più ripetute è “CHECKED”. Dalla cabina e dalla torre si scambiano una serie di messaggi di conferma e verifica. Mi stupiscono per la loro metodicità, e non di rado una parte di me li vede come ad un fastidio. Invece non è affatto un fastidio e la centratura dei piloti e la loro presenza nel proprio ruolo rimanda proprio l’importanza di verificare che si sia nel “progetto”, in quel caso di volo. Perché questo? Semplice, perché le variabili sono tante e bisogna essere in continua verifica e dialogo per apportare le modifiche necessarie e e compensare laddove ci fosse una forza maggiore.
E per noi è lo stesso, sento. La nostra volontà cosciente è il nostro pilota ed il dialogo con il nostro progetto – con il nostro Sè – è fatto di continua verifica e di continua ricerca di equilibrio e sintesi tra le forze opposte.
I processi di crescita, ci dice Antonio Mercurio – possiamo vederli meglio espressi in una spirale in cui i due coni hanno il vertice in comune. Molto umilmente mi sono cimentato a realizzare una immagine, spero vi torni utile. Perché, ci si può chiedere, alle parti luminose possono sempre corrispondere delle parti buie? Rispondo dicendo che non deve necessariamente essere così, ma quando cresciamo e ci evolviamo trasformiamo parti di noi, e tanto più creando bellezza ed amore quanto più trasformiamo e facciamo la sintesi con la bruttezza e l’odio che anche sono presenti in noi. Noi siamo però bravissimi artisti della nostra vita, e come i piloti degli aerei, siamo in contatto con il nostro Sè e andiamo avanti.
Al prossimo step, un caro saluto a tutti e scusare l’assenza da un pò di tempo.
Della vita e del suo grande progetto siamo figli, il suo progetto è istillato in ciascuno di noi, anche in chi non lo sa, anche in chi non ci pensa, anche in chi non lo vuole. Così ecco che siamo tutti accomunati da questa comune identità. In questo tempo stiamo agendo
l’interconnessione in un modo nuovo, creiamo situazioni di incontro, di scambio e condivisione ad una velocità – e con una abilità – che prima non ignoravamo. Certo lo facciamo attraverso la rete ma questo non è rilevante, rilevante è che lo facciamo!
Come con gli altri anche con ogni nostra parte siamo interconnessi, lo siamo anche se lo sappiamo, anche se non ci pensiamo, anche se non ci interessa, anche se ci opponiamo! Corpo, spirito e mente sono in perenne interconnessione, in ogni istante
Del nostro Sé principalmente voglio dire, della nostra saggezza interiore in cui è contenuto il nostro progetto esistenziale, e del Sè cosmico che è della vita e con esso siamo in costante interconnessione. Essa ci guida e se impariamo ad ascoltarla consapevolmente beh… allora tutto è possibile e le tempeste non ci fanno paura.
Nel libro terzo dell’Odissea il giovane Telemaco, alla ricerca di notizie sul padre, approda nella terra di Nestore, a Pilo. Ha paura il giovane, come noi tante volte, e si sente spaventato e svalutato, queste emozioni disturbano il suo spirito. A quel punto Atena ( il Sé – come ci propone Antonio Mercurio in “Ipotesi su Ulisse”) gli parla:(…) “Telemaco, qualcosa la penserai tu, nella mente, altre te le ispirerà anche un dio: perchè non credo che contro la volontà degli dei tu sia nato e cresciuto”
Credo fermamente che lo stesso vale per noi. Non senza l’approvazione della vita noi siamo nati e cresciuti. E di questo enorme dono possiamo essere grati e su di esso accendiamo su questo un faro perenne di consapevolezza. Quando la tempesta ci distrae noi possiamo – con un leggero volgere degli occhi – trovare la luce ed un porto sicuro e accogliente dove ripararci per poi ripartire, per creare ancora.
Già, ci chiediamo tutti: ma quando finirà?
I tecnici dicono che sarà una lunga e lenta planata il ritorno alla normalità, o comunque ad un nuovo modo di vivere che impareremo a chiamare “normalità”.
Certo ci auguriamo tutti che i ricercatori mettono a punto in breve tempo un farmaco o un vaccino così da poter accorciare i tempi. A loro da questo post mando tutta la mia e energia.
Ora però, mentre loro fanno il loro lavoro, noi che facciamo? Anche noi possiamo fare qualcosa e anch’io voglio fare il mio lavoro, così ecco che come Persona, come Counselor e ricercatore in Antropologia Cosmoartistica guardo al mondo dell’umano e mi interrogo sul “Quando finirà questa storia, ovvero, quando finiranno le tante storie che ci impediscono di crescere e di approdare al tanto sognato cambiamento per stare bene ed essere felici?
Usiamo il simbolismo e per un momento vediamo il Coronavirus come alla rappresentazione fuori nel mondo di parti umane, parti nostre, e precisamente come rappresentazione di quelle parti nostre velenose che se non riconosciute e se lasciate libere di agire infettano e devastano la nostra vita, penso al veleno dell’odio al veleno dell’orgoglio, al veleno della volontà di potenza e di voler dominare gli altri, penso alla svalutazione, penso lamento, penso a tante forme virulenti che a volte agiamo nelle relazioni con noi stessi e con gli altri.
Così ecco che la domanda arriva alla nostra coscienza oggi in modo più chiaro, dalla situazione planetaria ed in tutte le lingue si è diffuso il messaggio che “bisogna fare qualcosa”. In questo momento in cui abbiamo preso consapevolezza del problema stiamo lavorando tutti a contenere il contagio e la diffusione. In questo modo l’ Io Adulto presente in ognuno di noi “qui e ora”, ed in alleanza solida con la saggezza interiore e tutto il seguito di qualità positive umane che abbiamo la capacità di scegliere per il bene e la costruttività, la comprensione, l’empatia, la speranza, il perdono ( IL PERDONO!!), la fiducia, la fratellanza … per dirne alcune; Ecco in questo momento di lucida consapevolezza abbiamo preso atto della virulenza dell’odio ed abbiamo deciso e stiamo facendo tutto il possibile per ridurne la diffusione.
Ad un mese dalle azioni difensive e quando si pianifica il “dopo” ecco che dalle nostre parti positive si alza la domanda “Hey tu! MA quando finirà questa storia?” ed ancora…quando la finiremo inquinarci la vita con l’odio, i capricci e le pretese?
Già. Quando?
Ed allora mi metto in ascolto profondo in questo tempo e mi viene un sospetto.
Ma noi stiamo cambiando? Oppure stiamo aspettando che tutto finisca per riprendere a fare semplicemente quello che facevamo prima e magari anche con un pò più di veleni e di jubris, spavaldi e ringalluzziti dallo scampato pericolo?
Non è facile il momento che stiamo vivendo ed è forte la spinta umana a difenderci rimuovendo e negando il grande invito al cambiamento che la vita ci chiede di fare. Eppure qui tocca fare qualcosa…la vita lo dice chiaramente.
Recentemente in miei post vi ho parlato dell’IO FETALE. ( invito al leggere il post cliccando sul link). Di questa nostra parte dobbiamo esser ben consapevoli e imparare a riconoscere quando essa sale in cattedra e comanda. Ma per fortuna non c’è solo questa parte in noi, tante ne abbiamo ed in tanti post vi ho parlato anche del nostro Sé, della nostra saggezza interiore e dell’incondizionato amore per noi e che ci sostiene nei passaggi di crescita e ci spinge fermamente ad evolverci. Ecco quindi che forti nell’amore e centrati con il nostro Sé possiamo cercare di rispondere alla domanda: Quando finirà?
Finirà quando noi decideremo di finirla veramente, senza se e senza ma. Finirà quando il nostro IO ADULTO avrà piena cittadinanza nella nostra vita e si muoverà in armonia con il nostro SE’ Personale alla luce del sole e non solo quando ne abbiamo bisogno. Finirà quando avremo preso coscienza del grande potere che abbiamo e che si chiama “libertà” di creare la vita che desideriamo. Noi ficchiamocelo in testa siamo sempre liberi sia quando siamo centrati sull’AMORE che quando siamo centrati sull’ODIO.
Quando finirà? La mia risposta è che finirà quando avremo deciso nella volontà cosciente ed in quella profonda che è ora di finirla e deciso di amarci come si deve.
Quale è la strada per arrivare a questo obiettivo? Allora una possibile strada ce la dona Antonio Mercurio con il suo grande lavoro di rilettura del mito di Ulisse in chiave antropologica Cosmoartistia. Ecco cosa accade all’eroe dai mille patimenti e dal grande ingegno in un momento del suo viaggio di ritorno a Itaca. Provo a raccontarvela:
“Siamo sull’isola di Ogigia, qui è approdato Ulisse ormai senza più compagni navi e tesori, solo. Nell’isola vive con la Ninfa Calipso, e per 7 anni il nostro eroe di giorno piange il ritorno a casa e di notte giace con la bella dea, godendone. Con l’intervento di Atena, Zeus tramite Mercurio fa arrivare a Calipso l’ordine di lasciar libero Ulisse e di permettergli di costruirsi una zattera per riprendere il mare. Così a malincuore la dea fornisce a Ulisse il necessario per costruire una zattera. Calipso offre ad Ulisse di scegliere tra andare via oppure di rimanere con lei che in cambio gli avrebbe offerto l’immortalità.
Ulisse sceglie il mare. Quasi vicino all’isola dei Feaci ecco che Poseidone gli scatena una terribile tempesta. Ulisse viene ripetutamente sbattuto contro gli scogli e poi dalle correnti risucchiato in mare. La Ninfa INO gli va in soccorso e gli dice di lasciare i tronchi a cui era aggrappato e di liberarsi delle sue vesti pesanti, gli offre un telo chiedendogli di stendervisi sopra e che così lo avrebbe portato in salvo. Ma Ulisse che è anche testardo non accetta e si tiene aggrappato ai tronchi (alle certezze tangibili) in quella tempesta e per gran tempo è sbattuto contro gli scogli. Quasi esanime si abbandona e prega, prega il dio del fiume che le cui acque entrano nel mare in tempesta. Prega il Dio del fiume chiedendogli di accoglierlo nelle sue correnti e di farlo approdare, così ormai stremato e quasi esanime dopo tanta battaglia Ulisse tocca finalmente terra e lì si lascia andare ad un lungo sonno(…).
Antonio Mercurio ci propone Ulisse come esempio di uomo che vive gli accadimenti della vita e che in continuazione si trasforma per divenire sempre più artista della sua vita e non solo. Il bisogno ed il desiderio di immortalità che lo muove non è quella offertagli dalla ninfa Calipso ma quella che è il risultato del suo agire che è costantemente fusione di amore e odio e di tanti altri opposti.
Come Ulisse può capitare anche a noi in questo momento di aver iniziato questo tempo storico con le migliori intenzioni ma di trovarci a volte smarriti e di non sapere cosa fare, pensare e decidere. Alla domanda “Quando Finirà?” magari sentiamo che la tempesta in effetti non è ancora placata, non è vinto il nostro odio e non è saldo il nostro amore così come pensavamo e ancora sentiamo che c’è da lavorare. Non siamo soli ed è un duro lavoro per ciascuno di noi, teniamo duro. Ancoriamoci saldamente al nostro Sé e ascoltiamolo, preghiamo, facciamo come Ulisse affinché si plachi la tempesta dentro e fuori.
Non molliamo, Rimaniamo concentrati, noi siamo forti e possiamo fare un gran passaggio di crescita proprio in questo periodo ostinato e difficile da digerire. Prendiamoci il tempo per entrare profondamente in contatto con le nostre parti ostinate e rinforziamoci nella decisione di amore per scegliere che è arrivato il momento che finisca … ORA.
Non diamoci addosso se scopriamo che ancora un pò ce la stiamo raccontando, amiamoci incondizionatamente siamo umani ed abbiamo anche le nostre debolezze e paure. Nessuna condanna dunque ma tanto amore e perdono. Rendiamoci disponibili, affermiamolo, sussurriamocelo con affetto guardandoci allo specchio ” Io mi rendo disponibile a fare un passaggio di crescita. Io mi rendo disponibile all’amore. Io mi rendo disponibile al perdono.”
Io mi rendo disponibile insieme con tutti voi e più siamo più energia di amore doniamo a noi ed alla vita cui possiamo essere grati.
Garibaldi aveva un progetto personale ed aveva un’autorità fuori. Questa autorità non la metteva in discussione. “Obbedisco” è la formula con cui chiude il suo famoso messaggio al Generale La Marmora che gli chiedeva di arrestare la sua avanzata verso Trento (era agosto del 1866, fonte Wikipedia).
“Obbedisco”…mio Sé, anche se a volte è difficile ma lo faccio…punto.
Il Sè esprime una parte importante di noi, preziosa e speciale. La parte in cui è contenuto il nostro progetto esistenziale, fonte di amore per noi incondizionato e che ci spinge in continuazione alla crescita ed alle trasformazioni.
Come Garibaldi con il suo Generale ( preso qui per il solo simbolismo) anche a noi il nostro progetto e la sua realizzazione può cercare, trovare e scegliere una persona cui affidarsi, meglio se maestri di saggezza, persone speciali dotati di tanto amore e di speciali qualità umane che ci seguono e ci sostengono nel cammino quando si fa tosta!
A loro ci affidiamo.
Frequentemente i maestri ci chiedono di fare cose, o di rinunciare a qualcosa. Maestro, Sé fuori di me. Obbedisco mio Sè, ed: “anche se mi pare una sventura quel che chiedi per me è guadagno” (cit. da la preghiera degli Ulissidi di Antonio Mercurio).
Con il Sé non c’è da trattare. Quando entriamo nella “trattativa” in quel momento il nostro portavoce è l’ “Io Fetale”, ed a questa parte di noi di crescere non frega un bel niente. Testardamente rimane sui motivi del proprio dolore e vuole solo essere risarcito.
Ci caschiamo tutti, frequentemente. Crescere nella consapevolezza è il metodo per cascarci sempre meno…e magari poi “mai più”.
“Quel che tu vuoi (mio Sé) è giusto che accada…e quando tu vuoi allora è tempo”; solo l’IO Persona che è la nostra capacità di decidere e di renderci liberi può scegliere se ascoltare le ragioni mirabolanti e dettagliatamente giustificate dell’Io fetale oppure se seguire le indicazioni a volte dolorose e non sempre chiare del SE’.
A ognuno la libertà…che siamo troppo pronti a trattare, e poche inclini ad obbedire!
Certo, la libertà… ma attenzione che non necessariamente “sbagliando si impara”, anzi….” Si impara tanto e meglio anche amandosi e facendo il bene per se, vale a dire quello che ci fa crescere”.
Obbedisco, mio Sè. Come Ulisse accolto l’invito di Atena ad entrare in casa da mendicante. E vado avanti …
Inizio il nuovo anno esprimendo il sentimento della gratitudine pet tutti voi Amici del Web e mettendo subito un blocco, invece, alla pretesa.
La vita non va sempre come vorremmo noi ok! Ma non facciamoci fregare perchè tante volte a descrivre “la vita” siamo noi ma sotto i fumi velenosi delle pretese.
Dentro di noi e forse sin dai primi respiri vitali c’è quella che dice: “Se non è come voglio io allora non va bene e non la voglio, e anzi non la vorrò mai più!”.
Dentro di noi, e meno male, c’è anche tanta saggezza e la “libertà” di scegliere. Gli studiosi di scenze umane indicano con il termine “SE” quella parte di noi in cui pulsa il nostro progetto di vita alimentato ad amore inesauribile. Questa parte ci suggerisce costantemente la crescita anche se è faticosa, ci fa vedere le cose per come sono…lasciando sempre all anostra capacità decisionale la libertà di sceglire cosa fare.
Il potere di decidere ce l’abbiamo “solo” noi e se decidiamo di fonderci con il nostro SE abbiamo potenza creativa dentro e trasformiamo ogni giorno la vita non subendola ma “crandola”.
Quindi cari miei amici del web voglio farvi arrivare il mio sentimento di gratitudine per i contatti e le condivisioni di cui mi avete fatto dono e che riempiono di gioia, metto sotto i piedi la pretesa e vi riconosco tutti per la vostra bella e costante presenza.
Ora non voglio dilungarmi in pistolotti ma in estrema sintesi dico Grazie per i doni che mi avete fatto anche se io non sempre ricambio con altrettanta presenza nei vostri blog. Per il 2019 mi rendo disponibile a migliorare.