Scenario Politico, Persone, Passioni, nuove e vecchie squadre per nuovi e vecchi “Capitani”.

Come accade frequentemente, nel nostro paese si è chiusa l’esperienza di un governo. Normali dinamiche politiche, succede. Gli schieramenti chiaramente hanno, da una parte, espresso il dolore per questa battuta d’arresto oppure, dall’altra, festeggiato questa fine e rilanciato con  desiderio verso nuova tornata elettorale.

Eppure personalmente ho percepito qualcosa di diverso, a livello sociale ho sentito esservi un certo dispiacere per la fine di una esperienza che aveva delle connotazioni particolari certamente, ed a cui la storia ha chiesto di affrontare una problematica imprevista e particolare, la pandemia.

Il dispiacere, dicevo, provo a descriverlo con un immagine sportiva.

C’è un tempo, c’è una squadra un pò traballante e c’è un campionato.  La squadra ha iniziato il campionato in modo un pò anonimo se vogliamo, gli undici in campo sono stati messi insieme in modo strano, è stata la brutta uscita di una parte dei titolari (che volevano fare una squadra tutta loro per vincere il campionato secondo le loro regole) a farli mettere insieme. Un pò incavolati, questi, hanno deciso di rifondare la squadra per concludere il campionato.  I nuovi entrati avevano un gran desiderio di giocare la partita ed tutti insieme volevano giocare il campionato fino alla fine, molti di loro pensavano tra sè che un’occasione come quella non gli sarebbe più capitata e così hanno messo da parte le reciproche spigolosità e hanno ricostituito la squadra.

Si incontravano, si allenavano e giocavano con risultati altalenanti e la cosa non dava tante emozioni per cui sembrava si sarebbe arrivati a fine campionato a metà classifica regalandosi qualche bella vittoria ma nulla di più.

Succede ad un tratto che sul campionato si addensano nubi minacciose, mortali e contagiose, e nel loro avanzare facevano fermare tutto. Molte persone sono scappate e tutti si sono rifugiati nelle loro case, sugli spalti non si vedeva nessuno.

Quel campionato d’un tratto era diventato un evento epico, un epica battaglia tra la squadra dei “nati per caso” e delle “nuvole pandemiche”, queste erano forti e sapevano far male agli avversari diffondevano paura, povertà e morti a grappoli.

Nella squadra ci si guardava e ci si chiedeva : E ora che si fa? Molti alzavano le spalle e aggiungevano un fragoroso: “Booooo…e che ne so io?”. Chiediamo agli esperti, si decise, affidiamoci a loro e noi però intanto rimaniamo posizionati in campo ok? Non perdiamo posizioni e teniamo lo sguardo fermo su queste nuvole maledette costi quel che costi.

Sembrava tutto assurdo, nelle case rinchiusi e spaventati tutti avevano gli occhi puntati attraverso la rete e questa epica battaglia. Il capitano era una uno poco conosciuto, in molti hanno pensato che era stato proprio sfigato poverello; dapprima capitano in una squadra con “quelli lì che sono scappati mezzi ubriachi” e poi ora una squadra tra giocatori tra loro molto arrabbiati e ora, come se non bastasse,  c’erano queste nuvole nere che non si sa da dove sono venute e/o chi le avesse spinte fin da loro.

Mentre tutti si proteggono questi sono in campo e fanno arrivare alle persone segnali di presenza ed azioni dirette a non mollare per vincere questa che ora era “la sola” partita. 

In poco tempo il capitano è diventato per molti un punto di riferimento, anche quelli che pensavano che non valesse niente e che comunque non aveva esperienza piani piano hanno iniziato a seguirlo con fiducia. Lui c’era e tutta la squadra dava l’impressione di essersi molto rinforzata. Contro quel nemico arrivava da loro la sensazione di chi si stava impegnando parecchio, la cosa era talmente grande e talmente minacciosa che tutto il paese non si aspettava miracoli ma buonsenso e impegno e seppure non erano speciali andavano bene così!

Chi lo avrebbe mai detto, si vociferava dopo un pò. Quelli lì, quelli che non avevano nemmeno gli scarpini per entrare in campo ora stanno tenendo la barra dritta e stanno conducendo la barca!! Incredibile. Ai fuoriusciti chiaramente le loro azioni e le loro posizioni in campo erano viste come fallimentari e non gli stava bene niente. Chiedevano in continuazione di sostituire tutta la squadra e di entrare loro nel ruolo di titolari, di cevano che avrebbero vinto subito la partita ma il paese non ci credeva e poi cosa avrebbero mai potuto fare loro meglio degli altri, e poi se volevano essere della squadra allora perché sono andati via? Insomma non c’era molta fiducia in loro.  

Di fronte a quella minaccia in tutto il paese il senso di paura e di confusione era diffuso. Chi aveva competenze per gestire una minaccia simile? Da tanti, quindi, veniva fatto a quella squadra un dono di fiducia. E poi a sentir altri dire – in continuazione – che non erano bravi un pò ci si era anche stufati. Accadeva in qualche modo che le critiche infastidivano tanto, in molti su quelli in campo un pò ci si immedesimavano e pensavano “cavolo se mi fossi trovato io in quel ruolo?”. E così ecco che tra la squadra ed il paese si è instaurato una specie di strano collante, non tutti certo ma una gran fetta di persone pensavano che forse di quella partita non era ancora stata decretata la fine ed un pò si è presi a fare il tifo per loro e per tutto il paese.  

Chi lo avrebbe mai detto!! Quattro sconosciuti messi in campo alla meglio stavano giocando una partita difficilissima e stavano facendo anche un buon lavoro. Erano decisi e coesi tra di loro, o almeno così è stato per molto tempo. Stremati e bisognosi di aiuto il paese ha affidato al capitano il compito di andare a trovare alleati nella federazione e questo, udite udite, si è comportato egregiamente tanto che dalla federazione hanno capito quanto coraggio ci fosse e quanto il ruolo che quella squadra stava giocando aveva importanza nel loro paese e come dall’esito di quella partita ci sarebbero poi state ripercussioni sugli equilibri anche nella federazione.

Così vennero concessi tanti aiuti e con quelli la squadra aveva messo in campo un piano per vincere contro la maledetta pandemia e portare le persone a tornare a vivere.

In tanti hanno gioito e la cosa più belle era che sembrava una storia pazzesca, chi lo avrebbe mai detto che quella squadra che nemmeno si sapeva se avrebbe potuto continuare il campionato ora si trovava prima in classifica e addirittura stava mettendo in campo una strategia e tanti colpi ben assestati che facevano ben pensare che, seppur ancora una soluzione definitiva alla maledetta squadra pandemica non c’era, vi erano però buone possibilità di non lasciargli fare quello che gli pare!!!

Accade però che non si sa bene come o per chissà quali strane ambizioni un gruppo di giocatori abbandona di nuovo la squadra. Tutto si fa di nuovo confuso, senza i numeri non si riesce a tenere il campo e l’avversario con tutta la sua minacciosa forza mortale fa tremare l’intero paese, non si sa che fare e non si sa in che direzione andare.

Si cerca in tutti i modi di ricomporre una rosa ma a fatica non si raggiunge il numero minimo per riprendere il gioco.

Pausaaaaa…dice l’arbitro.!!!

Ma come? Si chiede il paese … nooo … non è possibile ma che vi prende dai …non fate li stronzi non è il momento di lasciare aree scoperte di campo.

Capitano! In molti lo cercano ma ormai pare non vi sia più nulla da fare e con dispiacere lo si vede lasciare il terreno di gioco seppur sereno e cordiale. Al suo posto hanno chiamato un fuoriclasse, uno che ha vinto un sacco di trofei e che anche la federazione riconosce come un assoluto vincente.

In queste ora, dicono i commentatori, il fuoriclasse sta mettendo insieme una sua squadra e non si sa quanti di quelli di prima rimetteranno gli scarpini per continuare la partita.

Nel frattempo, è tutto fermo. Tutto tranne il mostro di nuvole nere che, intanto dicono in tanti, si sta riorganizzando con delle varianti e delle nuove strategie di attacco. Senza il capitano la squadra cerca di coprire le aree al meglio che può, l’allenatore ha invitato tutti a sostenere il nuovo capitano e pare che in molti tra ex ubriachi e nuovi scappati ora sono pronti a dar sostegno e supporto per usare insieme gli aiuti della federazione per cose che la gente non ha ancora capito bene.

Ora le squadre sono agli spogliatoi e si attende di vedere in campo la nuova formazione.

Ma nel paese c’è un pò d’amarezza. A tutti piaceva pensare che quella squadra ce la poteva fare, sembrava una storia bella da raccontare. In molti hanno sentito delle affinità tra quelle persone e loro (con tutti i distinguo per carità) ma capita che quando una squadra a cui non si dava un soldo bucato inizia a fare cose buone poi la gente piano piano ci si ritrova e prende a fare il tifo e sogna che magari qualche cosa di buono ne possa venir fuori.

Tra poco si torna in campo, il mostro divoratore di persone e di relazioni ha tutta l’aria di voler continuare a battagliare e tutto il paese attende di rimettere la palla al centro e sperare che il fuoriclasse si riveli davvero tale per far vincere la squadra ed il paese e non, come si vocifera, solo alcune organizzazioni a scapito del popolo che mi pare attento e mi da l’impressione che non vuole rimanere in panchina a guardare.

Io, il cellulare e un pò di storia_6

MOTOKRZRUna Commessa: Complimenti lei lo sa che ha un bel numero di telefono?
Io: Un bel cosa? Cioè cosa intende?
Lei: No guardi, è una specie di deformazione di noi che lavoriamo con i telefoni. I numeri di telefono che hanno una ritmica e delle ripetizioni noi diciamo che sono belli, ed il suo lo è.
Io: grazie, non avevo mai visto a questo aspetto ritmico estetico.
E voi avete un numero di telefono bello o brutto?

Non so cosa mi piacque di questo cellulare, boh…forse sono ricaduto sullo “sportellino”. Entro nel mondo Motorola, l’apparecchio funziona bene ma ha un piccolo e odiosissimo difettuccio…quando ricevevo un sms stava in continuazione a mandare il messaggi di avviso. Ora non c’è nulla di male in questo e anzi può anche essere utile… Ma come la mettiamo per tutte le volte in cui non vi va di alzarvi dal letto e c’è questo fastidioso avviso che ogni 5 minuti vi rompe le scatole? Insomma a partire da questo apparecchio ho preso la sana abitudine di spegnere il telefono di notte. Ma Stop…ho già detto troppo di lui! Cambio ritmo, su il sipario entra in scena la vita…la mia vera:

E di lei canto
Di una stagione calda
E di visioni
Spiagge e case bianche
E di sole
Ad attendere maggio
Un pianto strillante
Gioia di manine piccole
Addio lunghe dormite
Pannolini e pappette
Canzoncine
Colpito e affondato
Completamente cotto
Di vita io canto
E cellulari tenuti bassi bassi
Che la principessa dorme
E noi a vegliare
Che nulla disturbi
Il tempo dei sogni ancora
Ed il resto è sfondo
…può attendere.

daZeroaInfinito.com … che divento papà…colpito e abbattuto. Poi al riemergere dopo qualche anno entro nel mondo degli Smartphone. Cavolo quanto tempo è passato dal 2000…cavolo come corre il tempo…cavolo bisogna essere veloci…e anche loro, i nostri apparecchi,  ce lo ricordano di continuo, dobbiamo essere veloci e perennemente connessi e pronti alla condivisione…al controllo in tempo reale…se ci va!

Io, il cellulare e un pò di storia_5

k320_Se“Tempi Moderni”, con questo apparecchio entro nella fase 2.0. Apparecchio con display a colori, fotocamera, bluetooth e tante altre cose che poi, detto tra noi, non ho usato. Inizia la fase dei telefoni che non pago, o meglio che pago in modo improprio. Aderendo ad una operazione a premi con il mio gestore ecco che nel 2005 ho accumulato una quantità di punti (si chiamavano “lune”) e mi spetta un premio, ed il premio che scelgo è lui, Il cellulare Sony Ericcson. Devo dire che con questo apparecchietto mi ci sono divertito; seppur con pochi megapixel rispetto ad altri modelli in commercio ho iniziato a utilizzare in modo “importante” lo strumento fotografico. E credo di non essere stato il solo a ben vedere visto quanto successo ha e quanto prende piede il fare foto e la condivisione.

cinematerapiaNel 2005 mi iscrivo al Master in Cinematerapia dell’Istituto Solaris, scrivo anche alcuni articoli sulla rivista on line Solaris.it. e se siete curiosi potete leggerlo cliccando qui.  Mi piace molto questa esperienza e ci prendo gusto, la porto avanti e non mollo.

italia-campione-del-mondo-2006Nel 2006 anche noi usufruiamo della fase espansiva dei mutui e così ci compriamo una casa e diventiamo intimi con Unicredit, giusto in tempo per festeggiare la vittoria ai mondiali in Germania…e poi nel 2007 con questo apparecchio ci vado a nozze, non in senso figurativo ma reale…il progetto di coppia cresce.

La mia posizione lavorativa seppur nel nuovo modello di forme contrattualistiche “moderne” è abbastanza precariamente stabilizzata, firmo una quantità importante di rinnovi contrattuali che per elencarli tutti ci vuole un contabile. Fin che dura io ci sono.

Ho volato per la prima volta in vita mia,  primo volo “Ciampino – Saragozza” e mi è piaciuto tanto. Se avevo paura? Eccome!

Dunque anche questo aggeggetto ha percorso con me un pezzo di storia e di cose importanti…ma al rientro dal viaggio di nozze mi serve un altro telefono, nuovo giro e stavolta si balla.

daZeroainfinito.com … che stavolta non mi dilungo troppo dato che ho già il prossimo articolo che spinge per voler dire cose sue.