Un pò di giorni fa la storia di Giovannino ha attraversato trasversalmente la rete rilanciata sui social e commentata da tantissime persone. Io non ho seguito la vicenda, ciononostante oggi nell’era dei social è praticamente impossibile non ricevere una notizia e le sue parole chiavi che in questo caso erano “bambino, malattia, genitori, abbandono, solidarietà, adozioni”. Io non commento la vicenda perché davvero non ho informazioni.
Mi è capitato però giovedì scorso di sentire delle presone che parlavano del caso di Giovannino, ero nella sala d’attesa dello studio del mio medico. Una giovane donna, da poco mamma, ne parlava con alcuni signori anziani ed è stata questa la mia unica occasione di avere informazioni su Giovannino, la sua storia e la sua malattia.
Il mood del dibattito, come quello della rete, tendeva verso l’atto di condanna per i genitori abbandonici. Poi la giovane donna ha detto una cosa che mi ha colpito, ha detto che lei non se la sentiva di giudicare quei genitori. A suo dire la malattia del bambino è una cosa molto seria e richiede cure continuative e probabilmente anche costose. A suo dire ci può anche stare che quei genitori forse non lo hanno abbandonato, forse si sono fatti dolorosamente da parte non avendo risorse per potergli assicurare le cure. Forse, diceva lei, il loro è stato un atto d’amore.
Io non lo so cosa è successo, ma cavolo quella valutazione mi ha steso. Che corrisponda o meno alla realtà la sua riflessione, che sia sua o che l’abbia letta in rete a me io non lo so. Ma mi ha fatto riflettere alla tante forme che può assumere l’amore.
E non aggiungo altro perché davvero non so altro e spero che il piccolo Giovannino possa stare sempre meglio e che possa crescere forte e sano per poter fare tutte le trasformazioni necessarie e fare della sua vita una opera d’arte.