Lì, in quella parte di mondo un cambiamento è arrivato e sembra presagire un futuro molto simile al passato. Riflettevo sulle paure di quelle persone. E ho realizzato che non ho idea di quelle violenze e di quelle paure. Posso avvicinarmi solo razionalmente ma se provo ad andare oltre la comprensione razionale sento attivarsi le mie difese di fronte a tanto dolore. Forse una difesa simile è quella che poi rende molta parte dell’umanità “cinica ” al punto da ridurre il tutto al famoso fatto “culturale” per cui per loro è “normale”. Questa riduzione produce un superamento del problema attraverso la negazione dello stesso, ovvero che un problema non c’è. Eppure questa non è la realtà.
Riflettevo sull’intensità del dolore e delle paure del popolo afghano con loro anche di tante altre persone di tante altre parti del mondo. Difficile sentire fino in fondo, perché certe esperienze sono davvero estreme.
Nessuno mi ha mai imposto di avere o meno la barba; Non mi hanno imposto come vestirmi; Non mi hanno imposto di stare in un luogo; Non mi hanno mai schiaffeggiato o preso a calci e pugni per aver parlato con qualcuno o per aver violato una qualche regola (e ne ho violate tante in vita mia); Posso incontrare tutte le persone che voglio; Posso leggere e ascoltare musica; Posso baciare una donna in strada; Vedo ragazze e i ragazzi giocare insieme, amarsi e divertirsi; Vedo donne camminare in abiti multicolorati; Vedo donne che possono lottare per la loro libertà e per la loro crescita; Non ho mai pregato qualcuno di salvare la vita di mia figlia; Se non “credo” nessuno se la prende.
Questo è un elenco banale preso da cose plurisentite in questi giorni ed a cui ho tolto “l’obbligo”.
Come tanti anch’io vorrei tanto che finissero queste assurdità ad ogni latitudine del globo e che ovunque l’umanità possa mettere a tacere l’istinto di dominanza, in ogni sua forma e con tutte le strategie striscianti essa si manifesti al mondo.
Forza popolo afgano, che è chiaro che solo da vuoi può avvenire il reale cambiamento per la vostra terra, che tutti quelli che sono venuti avevano chissà quali – e quanti – retro pensieri e retro progetti, e sono tutti miseramente falliti. Forza alle resistenze, forza ai sogni che possano coalizzarsi e forza alle mani che possano smettere di tremare e alle gambe per continuare a correre e ridurre le distanze, forza alle parole ed alle idee affinché continuino a incontrarsi ed alle persone che insieme possano amarsi e farsi costruttori del loro tempo e delle loro vite in armonia con la loro storia ed il loro ideale di futuro così come insieme sapranno dargli vita.