Crescita personale: La sindrome dell’impostore

Vi segnalo un bellissimo articolo pubblicato sulla rivista on line http://www.solaris.it.

Non riesci ad accettare un complimento? Ti senti un bluff? Sei convinto che da un momento all’altro, qualcuno potrebbe smascherarti? Benvenuto al circolo segreto dei competenti insicuri, titolava la prestigiosa rivista Scientific American.
E a sentirsi una specie di truffatore, una montatura che potrebbe crollare da un momento all’altro, sono in tantissimi. Singolare anche la storia pubblicata dalla rivista Le Scienze:  una studentessa di matematica, per aver superato tanto brillantemente un esame, riceve la prestigiosa proposta di scrivere addirittura una Tesi di Dottorato. Ma – incredibilmente – la rifiuta! Queste le sue considerazioni: «Davvero buona l’esaminatrice: mi ha chiesto solo cose facili. Sono stata fortunata. Adesso mi guarderò bene dal discutere con lei di questioni davvero professionali. Altrimenti si accorgerà che ho bluffato, e scoprirà tutto quello che non so».
“La considerazione esagerata in cui viene tenuto tutto il mio lavoro, mi mette a disagio e talvolta mi fa sentire un imbroglione, anche se involontario”. Albert Einstein
Sembra strano: ma uno dei più grandi premi Nobel per la Fisica – anche lui – soffriva della cosiddetta sindrome dell’impostore.  Continua a leggere sul sito www.solaris.it.

17 risposte a "Crescita personale: La sindrome dell’impostore"

        1. Guarda io ipotizzo, dato che dall’articolo si rileva essere una cosa molto diffusa, che anche il tipo di persona cui ti riferisci fa i conti con il suo “impostore”. Comprendo che la modalità che percepiamo come presunzione a volte genera incavolature. Ma magari un pizzico di presunzione ci può anche stare a volte per “osare”, chiaramente va dosato con altri valori come la “preparazione” ad esempio. Quanto a noi, che siamo gente di successo nulla è precluso…anzi questo articolo che sento molto forte e positivo ci aiuta quando ritornerà la paura a dire “Ciao, bella…io valgo. Lo dimostrano i fatti!”

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          1. Ti faccio un esempio tra i tanti. Io ho una laurea con diverse specializzazioni. Il mio pregio è di fare veramente miei gli argomenti che tratto e nei miei interventi formativi si evince. Avevo preparato un lavoro impegnativo ai fini della comprensione dei non addetti. In uno di questi momenti formativi venne ad assistere una plurilaureata con dottorati. Mi meravigliai. Mi chiese i miei power point e tenuto conto che certi argomenti erano materia di un suo dottorato, rimasi perplessa. Io dono il mio lavoro senza problemi. Poi ho scoperto che ha utilizzato il mio lavoro per un intervento in università con lo stesso titolo. Gli organizzatori con la coda di paglia mi hanno detto che io non avevo titoli accademici per farlo. Con il mio lavoro! La storia dei titoli era una balla perché altri relatori non ne avevano e il corso era extracurriculare per ottenere crediti. Mi dici come ha fatto quella ad avere una tale faccia tosta? Tanti vanno avanti così.

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            1. Elena, quello si chiama “furto”. E sono sicuro che tu hai agito in buonafede donando il tuo lavoro a chi, invece di agire gratitudine e riconoscenza, ha invece agito una furtiva appropriazione. Certo che l’impostore interiore ti ha giocato un brutto tiro. Immagino mentre dice: ” massì dai il tuo lavoro che tanto lo sai che non vale niente e che lo avrebbe potuto fare chiunque”. Comprendo il tuo dolore e sono certo che ne farai tesoro. Usalo per la tua crescita e non già per ferirti ulteriormente e/o per farti derubare le energie creative in progetti di rivalsa alimentati dalla rabbia ( comprensiva e legittima). E’ andata così, una lezione di vita pagata bene, fatti una carezza sull’anima, riconosciti che non sei un bluff e come tanti che siamo gente di successo andiamo avanti con consapevolezza e mettendo i piedi su questo incidente facciamo un salto ancora più alto…Grazie per la bella condivisione, riconosco il tuo dono e ti riconosco per la bella persona che sei…e competente chiaramente.

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              1. Infatti ne ho fatto tesoro. Non ho smesso di donare il mio lavoro, ma controllo bene chi ne beneficerà. Ma è vero, tutto nasce dal fatto che penso che quello che ho fatto lo può fare chiunque. Invece non è così. Non per i contenuti, ma per l’originalità della presentazione. Grazie per questo tuo post che mi ha fatto riflettere.

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                1. Non smettere di essere la bella persona che sei, ma non mettere in bocca a lupi famelici cose a cui tieni. Noi tutti siamo chiamati a essere genitori dei nostri progetti? Metteremmo mai un bambino a giocare in una gabbia di iene fameliche? No, certamente. Lo stesso facciamo con i nostri progetti e i nostri talenti che dobbiamo difendere dalle iene fuori e da quelle dentro ( i sabotatori, il giudizio, l’impostore). Sei forte.
                  A me capita frequentemetne che molti mi dicono che sono bravo e preparato, mi succede quando scrivo lavori e quando ad esempio lavoro sia con persone che con gruppi per formazioni e percorsi di crescita. Sai quante volte penso di non aver fatto e detto nulla di tanto speciale? Tante, troppe e se possibile “anche basta”!

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              1. Ciao Cara e grazie del passaggio. la mancanza di riconscimento è un aspetto di questa esplorazione e crea dolore anche a me quando la contatto. Quando capita una situazione tipo quelal che ci ha raccontato Elena mi domando anche :”Perchè tutto ciò è accaduto? Dov’è che non mi sono riconosciuto Io?”. Si dice frequentemente e si legge tanto del come il modno fuori poi riflette anche il mondo dentro di noi. Senza entrare nel tema ed al solo fine di usare l’immagine dello specchio in questi casi l”altro” di turno, l'”incompetente” o il “ladro” di turno magari mi fanno vedere delle parti di me ( vedi l’impostore, vedi il sabotatore interiore, vedi tante altre cose che ci bloccano) e se mi ci metto di igna allora posso fare una bella capriola esistenziale per cambiare il mio punto di vista e alcuni miei schemi che “grazie al misfatto” mi si rendono visibili e quindi per chiudere con una battuta che mi viene da uno spot pubblicitario rivolto al pubblico femminile a proposito della cellulite, quindi cari schemi ora “Vi vedo, Vi sento, Vi curo ( trasformo dico io) ” .

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