Libri #13 Cent’anni di solitudine_ di Gabriel Garcia Marquez

La prima volta con questo libro fu nel 2003, allora tante cose non avevo idea che ci sarebbero poi state, questo mio spazio on the web ad esempio. Oggi ho scelto i rileggerlo.
Autointervista:
wp-image-800584055D: Cent’anni di solitudine … perchè rileggerlo??
R: Per volontà di potenza. Dopo tanti anni non ricordavo quasi nulla del romanzo ed avevo un grande desiderio di rileggere del colonnello Aureliano Buendia e della grande famiglia di Macondo. La prima volta che l’ho letto ho cercato nelle sue pagine il tema della “catena del dolore”.

D: E oggi?
R: Beh sono felice di esserci ritornato su. Ho recuperato la memoria ed ho sentito un emozione.

D:Il tema della solitudine?
R: Si … durate la lettura non ho pensato a questa parola. Cosa strana essendo poi il titolo stesso del romanzo. C’ho pensato alla fine, sull’ultima parola. Che la solitudine in questo racconto danza con l’isolamento a cui molti personaggi vanno incontro sia rapiti da loro passioni e missioni che dellusi o arrabbiati e sconfitti ma mai …mai arresi.
D: mai arresi?
R: Si nessuno si arrende alla vita ed ai guai, quello che si percepisce è un eterno movimento ed una eterna azione.
wp-image-263460378…Che Cent’anni di solitudine è musicale è polveroso come il ritmo delle vite che si mescolano senza sosta e che – anche – si lasciano.
…Che i Buendia non conoscono mezze misure, sono sognatori e idealisti oppure feroci realisti e dediti al piacere d’impulso all’insegna della forza e della passione, un Aureliano o un Arcadio…comunque.
…Che Passano anni e guerre civili e sempre in prima linea, cambiamenti e rivoluzioni senza mezze misure che stravolgono, in tanti ci si buttano dentro ma tanti a Macondo la vivono per quella che è una fluttuazione di follie e passioni di pienezza prima e miseria poi.
…Che la catena di dolore si tramanda ancora e aleggia questo strano presentimento di attesa e predestinazione che qualcosa di brutto prima o poi deve accadere.

D: Da rileggere ancora?
R: Si … perchè come passa il tempo a Macondo allo stesso modo passa nella mia vita con fasi più o meno Aureliano e Arcadio. In ogni personaggio c’è sempre impegno senza risparmio a fare “qualcosa di importante” per se, senza scendere nella valutazione etica. Il surreale microcosmo di Macondo ed io tra un pò di anni ci ritroveremo ancora a narrarci per vedere a che punto siamo.

D: Ed a dieci anni dalla prima lettura a che punto sei?
R: Bella domanda…mi hai fregato. Ti rispondo partendo da quello che ho provato scrivendo l’articolo. Ho provato un grande bisogno di contattare dentro di me la potenza del Perdono. Perchè le catene di dolore si rompono perdonandosi e perdonando.

D: sei soddisfatto della tua storia oggi?
R: Mi rendo disponibile a perdonarmi per gli errori ed a godere per i tanti successi; ed ora che di nuovo sento questa sintonia nella mia anima posso risponderti che si…sono soddisfatto.

…daZeroaInfinito.com.
…che la vita è il romanzo che scriviamo ogni giorno (frase scontata ma vera);
…che lo strumento del perdono è il sangue spirituale della libertà;
…che farsene dono è atto di amore supremo;
…che questo non smetterò mai di dirlo;

Hasta la Bellezza…siempre;

10 risposte a "Libri #13 Cent’anni di solitudine_ di Gabriel Garcia Marquez"

  1. Sicuramente un romanzo speciale. Ritornerò a mente fresca (ossia in questo caso posso dirti tranquillamente meno sudata) su questo post. 🙂
    Rileggere la vita come un libro, come un racconto. Meravigliarsi dei cambiamenti e di tutto quello che va verso…il nuovo, il diverso. Leggo ma tornerò. E’ una minaccia 🙂

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    1. Grazie Elsa, ho provato anche io in questa rilettura l’amarezza per ciò che pare non avere nessuna voglia di cambiare. Un testo che chiaramente è allegoria di tanti spaccati di personalità universalmente diffuse. Un caro saluto e grazie del passaggio. Ti auguro una luminosa estate 😊

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  2. Ho promesso che tornavo. Ti dico la verità. Abbiamo parlato dell’importanza del dolore e della sua elaborazione. Chiaramente è un argomento delicato. Non so fino a che punto c’entri il perdono. Sicuramente c’entra l’amore e quello con la A maiuscola. Ci si deve amare e quando è possibile quando si riesce andare incontro all’altro. Questo sicuramento ci dà la forza di vivere anche i momenti più brutti. L’idea dell’autointervista è stata molto carina sai? Bel colpo! 🙂

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    1. L’autointervista mi è stata utile come trovata per poter dare una possibilità a questo post di nascere. Non mi è stato facile descrivere il libro e come puoi vedere alla fine non l’ho descritto…lascio a chi lo sa fare meglio di me questo compito. Il dolore è un elemento della esperienza umana, come abbiamo visto in altri post e di esso – dato che c’è – io dico sempre che può tornare utile l’utilizzo in chiave trasformativa vale a dire carpirne il profondo messaggio ed agire per il cambiamento necessario. Per fortuna però non è il solo, l’amore e la speranza parimenti sono il cemento della crescita e del cambiamento. Nel libro il tema del perdono non l’ho trovato ed è per questo che ne ho sentito la mancanza laddove come atto supremo d’amore per se avrebbe – chissà, è un ipotesi – dato una opportunità ai tanti sogni e passioni dei protagonisti di divenire una qualche forma di realtà. Come ha detto bene Elsa nel suo commento si sente dell’amarezza…e tanta ce n’è nella vita fuori dalle pagine ed è stato intorno alla parola ed alla Potenza della decisione di perdono che ho sentito che si poteva venir fuori da una perdurante amarezza.

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      1. Ho letto questo libro tantissimi anni fa e anche io ricordo la sensazione di amarezza.
        Queste sono le parole della tua risposta al commento che mi sono piaciute molto: l’amore e la speranza parimenti sono il cemento della crescita e del cambiamento. Ecco, la penso anche io così. Solo passando attraverso queste due grandi energie, questi canali di vita possiamo dire di aver vissuto davvero!

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