Benvenuto al mio approdo caro “primo contributo”, a te auguro che il mare ed il vento ti siano favorevoli ogni giorno. Torna a trovarmi, questo spazio è sempre aperto.
dazeroainfinito.com … con gratitudine per il tuo dono di fiducia.
Autore: Anonimo
Lo zero è la cifra che mi avvolse. Mi sentivo azzerata come non avessi un passato né un presente o un futuro. Ero vuota come una lattina bevuta. La strada, un luogo desertico popolato da rumore che nulla avevano a che fare con me. La paura arrivò subito come un rapace sulla preda. Aiuto! Urlavo dentro, continuando a camminare e sentendo i battiti del cuore accelerato come un treno senza freni che travolge ogni cosa.
Non avevo ancora il cellulare né sapevo a chi chiedere aiuto. Casa mia non era distante, ma vuota sì, come un guscio i cui pulcini hanno abbandonato.
Paura e vergogna mi furon compagne da allora. Come un peccato che dovessi nascondere. Ho vissuto come un carbonaro per mesi e mesi, vincolata nella libertà. Il tutto si ripetè.
Quel momento di terrore mi era calato improvviso, ma non sapevo ancora chi me lo aveva procurato.
Mia madre. Vomitava rabbia e tristezza contro mio padre. Ogni mattina quel veleno mi veniva somministrato sebbene l’avessi pregata più volte di evitarmelo. Ero la prima figlia. Era facile sfogarsi con me per quel matrimonio balordo. Facile liberarsi o tentare di farlo.
L’urlo represso aveva spazzato dentro ogni cosa, corroso come acido.
Fu un tempo di grande tristezza. Sembrava interminabile. Ogni cosa per me era complicata, pure fare la spesa. E mi barricai in casa…sperando che là non mi sarebbe capitato. Invece non fu così.
I miei figli sapevano. Mio marito pure. Finii nelle mani di una santona che mi portò prossima al suicidio. Il bene, il male. Mi aveva lavato il cervello, dietro carezze all’autostima.
Poi la lenta ripresa e la soluzione. Dopo anni di fughe e evitamenti. L’agorafobia non è compagna allegra. Attraversare un luogo era diventata erta quanto scalare l’Everest. Cercavo appigli. Mi bastava scambiare un sorriso e due parole con chi conoscevo e mi sentivo rincuorata. Nessuno se n’è mai accorto. Ho saputo celare con abilità il mio deficit. La ripresa fu lenta. Avessi trovato un lavoro…così mi fu consigliato dal medico. Ma cosa valevo io in un Sud desertificato? Presi il tesserino e diventai giornalista. Mancò il lavoro ancora. Ma ormai ci son abituata e cerco di non darla vinta alla disistima. Mi tengo impegnata ma non temo di rimanere sola come una volta. Dopotutto la battaglia l’ho vinta. E da sola con caparbietà: i figli non dovevano vergognarsi di me.
Mia madre si ammalò. Prima un cancro poi l’Alzheimer. Non mi riconosceva più. Su mio padre tutto il peso di una donna che aveva nevrotizzato per anni. Li ho perdonati. Ma quando ricordo sudo ancora freddo. Ora che mia madre è morta da tre anni e l’ho vista morire.
Intanto garzie del contributo. Se vuoi e quando vuoi puoi anche raccontarci di come hai fatto da sola, quali strumenti hai messo in atto. Io ho trovato un valido alleato in un percorso di crescita personale. Io consiglio di rivolgersi ad un professionista e di lavorare. La psicoterapia e la farmacologia sono al momento le strate più battute. Tra le due io invito alla prima, ma molti si spaventano perchè quella parola “psicoterapia” fa tanta paura. Da soli non sò. Se tu ci sei riuscita complimenti, io ho avuto bisogno di un aiuto. Mi spiace per la tua esperienza accennata con la “santona” … non si intende di più dal tuo testo. Io ho trovato nell’antropologia personalistica esistenziale e nella Cosmo Art ( discipline fondate da A. Mercurio) degli strumenti di crescita staordinari e del cui nutrimento non mi sazio ancora.
Buona vita Anonimo coraggioso.
Ogni tua replica naturalmente puoi scriverla a approdo@dazeroainfinito.com e lo stesso possono fare i lettori di passaggio.
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Risposta di “”autore”” inviata a mail approdo@dazeroainfinito.com
Non ce l’ho fatta da sola, Leonardo.
Dopo vari e vani tentativi con relativi esborsi economici, sono approdata dallo psichiatra che mi ha aiutata. Il percorso non è stato lungo, ma alla
psicoterapia si è affiancata una cura farmacologica.
Oggi si ha paura a parlare di psichiatri come fossero i medici dei mezzi.
C’è tanto tabù attorno a tutto quanto è patologia come la depressione o
gli attacchi di panico. Fu un cammino faticoso e doloroso…
Mio marito mi ha sempre seguita e gliene sono grata all’infinito.
Lui crede in me più di me stessa; mi ritiene speciale e questo
aiuto del partner credo sia fondamentale.
In un momento finale della terapia mi son chiesta addirittura
se dovessi ancora stare con mio marito, pensa un pò…
Non saprei dirtene il motivo ora; molto dolore ha fatto rimuovere
come ben capisci…
In quanto alla santona, ci arrivai perchè era la mamma di un compagno di scuola
del mio primo..
Grazie Leonardo della opportunità!
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Grazie a te 🙂
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